La Repubblica fondata sul pane e vino… e adesso solo sul tofu!
Premetto che scrive una persona che non beve né vino né alcolici, non fuma, ma vorrebbe continuare a mangiare. Questo articolo é comunque doveroso: lo sento per onorare i nostri genitori e nonni che hanno fondato l'Italia, mangiando e bevendo ciò che volevano. E soprattutto per restituirci quel minimo di diritto che abbiamo noi che siamo la nazione con la cucina più buona del mondo.
Rivolta al palato: quando la burocrazia ti toglie il calice di vino e ti impone il piatto insipido.
“E mentre tu sogni un risotto con l’ossobuco, lo Stato ti propone: ‘Ehi, prova il tofu alla barbabietola!’ Questa non è salute: è una dittatura gustativa che trasforma la nostra tavola in un ring di quinoa e barbabietole.”
Una volta si diceva: “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”. Ma io dico: fondata sul lavoro… e pure sul panino con la mortadella e un bicchiere di vino rosso. Altro che fondazioni bancarie! Le vere fondamenta erano i pranzi da muratore!
Ma oggi? Oggi se ti azzardi a mangiare una lasagna, ti guardano come se avessi appena strangolato una zucchina biologica!
L’alimentazione, signori, non è più un diritto: è diventata un crimine. Sei grasso? Sei colpevole! Sei magro? Sei sospetto! Sei nella media? Devono ancora decidere se sei malato dentro!
Una volta, al bar, il vecchio ti diceva: “Beviti un bicchiere di rosso che ti rimette in piedi.” Oggi, se lo fai, arriva uno vestito da nutrizionista a strapparti il calice di mano, mentre un drone dell’ASL ti fa l’analisi del sangue in volo.
E il vino? Ma vogliamo parlare del vino? Il vino è cultura, è storia, è… sacramento! Ma lo Stato italiano lo guarda peggio di un influencer con l’olio di palma.
E i medici? Sembrano usciti da una setta alimentare. Ti dicono: “Non mangiare grassi. Non mangiare zuccheri. Non bere alcol. Non vivere. Stai a dieta anche con lo spirito.” Ma allora fatemi santo! Perché qui la beatificazione si ottiene a colpi di finocchi lessi.
La tragedia è che ti giudicano non per come stai, ma per quanto pesi! Uno sta benissimo, corre, lavora, ama! Ma pesa 100 chili? Allora: “Obeso! Rischio cardiovascolare! Terrorista del colesterolo!”
Ma se invece pesi 50 chili, c’hai gli occhi incavati, le occhiaie come uno che ha visto Satana, e mangi solo quinoa e aria di montagna… allora sei “healthy”, sei “fit”. Sembri un poster della carestia, ma va tutto bene!
E nel frattempo i media ti sparano in faccia: “Nuovi studi dicono che il prosciutto crudo uccide.” Ah sì? Ma come si spiega che mio nonno è arrivato a 97 anni e faceva colazione con uova, pancetta e un litro di Lambrusco?
È l’ideologia del benessere imposto. Il benessere che ti rende infelice, nervoso, astemio, e pure incazzato. E mentre tu sogni un risotto con l’osso buco, lo Stato ti propone: “Ehi, prova il tofu alla barbabietola!”
E allora io chiedo: dov’è la libertà? Dov’è il diritto costituzionale a pucciare il pane nel sugo? Dov’è la gioia del caffé corretto alle 14.30 in trattoria?
No signori, questa non è salute. Questa è oppressione gustativa! Una dittatura nutrizionale!
Perciò lancio un appello: italiani, unitevi! Alzate i calici! Tagliate il salame! Rivendicate il diritto sacro al bis di lasagna!
Perché un popolo senza burro, senza vino, senza fritto… è un popolo destinato a mangiare triste, vivere triste e… morire vegano.
Di Redazione